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Ryuichi Sakamoto

Beauty edito da Virgin Records, 1989

Beauty è il suo ottavo album in studio da solista, ed è quello che gli ha permesso di raggiungere un folto seguito di estimatori. Caratteristica del disco è la possibilità di trovare elementi sonori tipici di molti generi…

Due anni prima aveva vinto l’Oscar per la colonna sonora del film L’ultimo imperatore di Bernardo Bertolucci, ma già da diversi anni la fama di Ryuichi Sakamoto era uscita dal suo paese natale: il Giappone.

Beauty di Ryuichi Sakamoto

Compositore controverso, con all’attivo più di 100 dischi incisi, oscilla sempre nella considerazione della critica e del pubblico tra il genio e il sopravvalutato. In ogni modo Sakamoto ha avuto la forza di far incontrare la cultura giapponese (a volte vista come troppo “immutabile”) con la tradizione occidentale e le avanguardie elettroniche che arrivavano a cambiare il Sol Levante.

Beauty è il suo ottavo album in studio da solista, ed è quello che gli ha permesso di raggiungere un folto seguito di estimatori. Caratteristica del disco è la possibilità di trovare elementi sonori tipici di molti generi: dal rock alla techno, dalla classica al flamenco, ed elementi provenienti dalla tradizione giapponese, africana e statunitense.

Registrato tra Tokyo, New York e Los Angeles, Sakamoto si è avvalso della collaborazione di vari artisti ospiti, come Arto Lindsay, Brian Wilson, Robbie Robertson, Youssou N’Dour, Robert Wyatt, Sly Dunbar, Jill Jones, Pino Palladino, Sang Won Park, Naná Vasconcelos, Pandit Dinesh.

Un miscuglio di esperienze artistiche e sonore che si concretizzano in brani come Amore (un incrocio tra flamenco, chitarre alla Robert Fripp e percussioni africane), Calling From Tokyo (con un coro di voci giapponesi, occidentali e africane, guidate da Brian Wilson), Asodoya Yunta (che si presenta come una banale canzoncina nipponica, con tanto di coretto, per poi trasformarsi con l’intervento di Youssou N’Dour, in un brano di world music). Il cantante senegalese lo ritroviamo anche in Diabaram, uno dei brani più riusciti dell’album.

 

L’atmosfera visionaria

L’artista giapponese mette mano anche a We Love You dei Rolling Stones, affidando la voce a Robert Wyatt, che con cadenza minimalista crea, insieme all’arrangiamento di Sakamoto, un’atmosfera visionaria che ricorda i Talking Heads. Gli ultimi pezzi del disco sono Romance (in cui è presente la chitarra di Robbie Robertson), e ipnotica Chinsagu No Hana.

«Ho concepito Beauty – afferma Sakamotosperimentando diversi tipi di soluzioni sonore, anche molto diverse tra di loro. Mi sono accorto che l’elemento che le legava, pur nella sostanziale diversità, era la bellezza: un sentimento che alla fine mi ha indotto a dare questo titolo al disco».

Riccardo Santangelo

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