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Deaglio e gli anni Sessanta di un’Italia che si diede un abito moderno

Gli anni Sessanta di Enrico Deaglio, in collaborazione con Ivan Carozzi

Deaglio  apre con la consueta maestria il ventaglio sui fatti che hanno scritto il periodo in questione, i favolosi anni con cui il decennio è passato alla storia. Un’Italia viva e in trasformazione proprio perché viva. Così diversa e lontana dal bromuro esanime e omologante di questi nostri miseri giorni…

Comincia dagli anni Sessanta la collana Feltrinelli focalizzata sulla storia dell’Italia che arriverà fino agli attuali anni Venti. Gli anni Sessanta di Enrico Deaglio, in collaborazione con Ivan Carozzi, è un poderoso volume di seicento pagine in formato maxi (35 euro il prezzo di copertina), impreziosito da un magnifico corredo iconografico.

Gli anni Sessanta di Enrico Deaglio, in collaborazione con Ivan Carozzi,

Deaglio  apre con la consueta maestria il ventaglio sui fatti che hanno scritto il periodo in questione, i favolosi anni con cui il decennio è passato alla storia. Sotto la luce d’ingrandimento la politica, le arti, la cronaca spicciola che, se soprattutto nera, inchiodò ai settimanali e alla televisione una popolazione intera. Pescando a caso e in ordine sparso: le morti di Coppi e Buscaglione, i Beatles in Italia, la contestazione giovanile, l’attentato di Piazza Fontana, il delitto ella Cattolica, il fenomeno dei capelloni, la dolce vita, Bramieri e il suo Moplen, la nascita del gruppo ’63, le Olimpiadi romane che incoronarono, tra gli altri, Berruti e Bikila, l’addio di Totò.

Per chi l’ha visto e per chi non c’era

Un viaggio che riapre un clima per chi visse quei dieci anni e che incuriosirà chi nacque dopo, come recita uno slogan riportato nel tomo: “Se c’eravate vi ritroverete. Se non c’eravate, vi verrà voglia di saperne di più. Se vi siete dimenticati, vi torneranno in mente tante cose”.

Un momento di apertura, scoperta e tensione gli anni Sessanta, incominciati con un sogno tra celluloide e realtà e chiusi con una bomba che ci avrebbe trascinati in un decennio in cui l’Italia sarebbe stata in bilico sul trapezio tra tenuta democratica e caduta in un abisso da guerra civile.

Storia del post boom

Deaglio e Carozzi riportano alla luce una tale vastità di massa di notizie (spesso arricchite da estratti di articoli del

Gli anni Sessanta di Enrico Deaglio, in collaborazione con Ivan Carozzi,

tempo) che, presentate con una capacità comunicativa unica, ci legano a una lettura adrenalinica. Non ricordo una divulgazione così ricca e unitaria sull’argomento. Il romanzo di un’Italia che iniziava a camminare con le gambe del post boom. Democristiana e beghina nel suo cattolicesimo protettivo di valori ormai sentiti come reazionari e fuori dal tempo (ma sempre branditi dal Potere, soprattutto per quanto concerne la ancora giovane Rai-Tv) eppure ricca di curiosità e diretta a trovare nuove vie di vita.

Niente della modernità nacque veramente nello Stivale, d’accordo. Però, per quanto le micce si fabbricarono in Francia, Inghilterra e Stati Uniti, anche da noi l’esplosione di nuovi principi e istanze portarono all’affermarsi di lotte che squarciarono il totem della borghesia. Con risultati a volte esecrabili (per chi scrive, ad esempio gli esami universitari collettivi), ma nell’insieme nella scia di quel che Hegel evidenzia come spirito del mondo e spirito del popolo.

Un’Italia viva e in trasformazione proprio perché viva. Così diversa e lontana dal bromuro esanime e omologante di questi nostri miseri giorni.

Corrado Ori Tanzi

2 Commenti
  1. […] guerra (per decenni e decenni fu negato loro lo status di vittime), la loro vergogna postuma e il silenzio che la accompagnò. Tanto a Ovest quanto a Est. Retaggio dell’infame dogma che se una donna […]

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