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Jon Fosse, il Nobel dell’essenzialità

Nobel per la Letteratura 2023

Nella motivazione dell’assegnazione si legge che le sue opere teatrali e la prosa innovativa “danno voce all’indicibile”. E in effetti l’architettura della sua narrazione è parte pulsante della letteratura di Fosse quanto i contenuti…

L’accademia di Svezia gli ha attribuito il Nobel per la Letteratura 2023, facendolo subentrare a Annie Ernaux. Una scelta in qualche modo nella continuità della scrittura. Jon Fosse, norvegese, classe 1959, narratore, drammaturgo, saggista, poeta, è autore pluritradotto che, almeno per la prosa, i lettori italiani possono frequentare grazie a La Nave di Teseo, che ha in catalogo i suoi titoli diventati più celebri come Mattino e sera e Settologia ovverosia il progetto narrativo diviso in sette parti e tre volumi di cui sono disponibili i primi due.

Esprimere l’indicibile

Jon Fosse

Nella motivazione dell’assegnazione si legge che le sue opere teatrali e la prosa innovativa “danno voce all’indicibile”. E in effetti l’architettura della sua narrazione è parte pulsante della letteratura di Fosse quanto i contenuti. Un campo molto originale quello del neo Nobel, che si costruisce con l’abbattimento delle tradizionali norme sintattiche, le continue ripetizioni che, come una composizione di Nyman o Glass, contengono una minimale variatio colta nel cammino della lettura, l’uguaglianza dei nomi propri attribuiti a più di un personaggio non per creare un banale e abusato gioco di specchi e ingrassare nella prosa il tema del doppio quanto per sottolineare l’unicità di un disegno cosmico dentro cui le differenze individuali sono esclusivamente una pars rei (e la conversione al cattolicesimo dell’autore rende più chiaro il disegno d’insieme).

Lo stile è anima

Lo stile di Fosse è l’anima dei suoi scritti. La sua scrittura è tanto materica quanto poetica, vive di una timbrica assai musicale ed è talmente cromatica nella sua semplicità da arrivare a comporre un quadro molto più mistico rispetto alla concretezza delle situazioni che ci viene presentata. I suoi protagonisti spesso inciampano nell’incapacità di esprimersi a dimostrazione quanto la lingua, e le parole che ne fanno da fondamenta, non è in grado di replicare la realtà arrivando soltanto a manifestare una comunicazione approssimativa. Nell’esigenza di collocare la sua letteratura da qualche parte nel Grande Libro alcuni parlano di “realismo psicologico” e “assurdismo”. Qualunque cosa queste definizioni vogliano dire, siamo di fronte a uno scrittore e a un drammaturgo che da del “tu” al connazionale Ibsen e che da più parti viene accostato a Beckett.

Jon Fosse

Un cosmo di scrittura

La scrittura di Fosse è impregnata di materia essenziale. Il resto c’è, ma è indistinto. Non evoca, descrive gli ambienti di spazio e tempo nel limite dell’indispensabilità, il discorso diretto è spesso costruito con monosillabi che nuotano in un mare di pause, la sperimentazione non è un registro letterario obiettivo dell’autore, l’ironia (se si riesce a cogliere) è una voce sottilissima che non vive di battute ma di quel buio luminoso che tanto ci colpisce nei film di Kaurismaki.

Un intero cosmo di scrittura per parlarci delle contraddizioni del vivere quotidiano, le umane sofferenze, la presenza di Dio, le facce della morte, la compagnia della solitudine, l’impalpabilità delle convinzioni e il soffio del tempo. Ma, nella profondità del suo lago, ognuno può trovare una varietà di perle inespresse che sarebbe un vero delitto non andarci a pescare.

Corrado Ori Tanzi

 

 

1 Commento
  1. […] Questo è il mio articolo sulla scrittura di Jon Fosse, premio Nobel per la Letteratura 2023, pubblicato da The Follow Up News. (https://www.followupnewsworld.com/cultura/letteratura/2023/jon-fosse-il-nobel-dellessenzialita/) […]

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