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Per l’omicidio alla Scala meglio chiamare il detective Aldi

Noir Metropolitano di Gabriele Formenti

Per niente facile restare in piedi a Milano. L’equilibrio che la città pretende è un concentrato di sobrietà, opportunismo, scaltrezza, intelligenza e perseveranza. E coraggio ovviamente. E Milano non è come Genova che “ha i giorni tutti uguali”…

Roberto Aldi, ex poliziotto, ora è un detective privato. Perduto l’impiego, perduta la moglie, gli rimane comunque la figlia Elisabetta che gli fa tanta luce. E poi ha sempre una casa, un Negroni da ordinare, testa e gambe che funzionano.

Noir Metropolitano di Gabriele Formenti

Durante la recita del Don Pasquale alla Scala, il dottor Librandi, assessore alla mobilità e trasporti di Milano, viene rinvenuto morto sulla sua poltrona in platea. Il commissario Marini sa che quando c’è di mezzo la politica un caso è fonte di qualcosa di ben più pesante di un mal di testa. Quindi, pur controvoglia, meglio che se la sbrighi quel maledetto di talento dell’Aldi.

Con Noir Metropolitano (Porto Seguro, 288 pagg., 16,90 euro) Gabriele Formenti arriva al suo terzo noir, il primo ambientato nei tempi nostri. Diplomato al conservatorio, musicologo, insegnante di musica e flauto traverso, giornalista professionista, voce (anche) di Radio Classica, l’autore milanese, classe 1978, ha ormai notificato la sua volontà di non guarire dal morbo della narrazione.

Jean-Marie Leclair, un musicista già al centro del suo primo giallo, Il Violino Noir. Lui e il suo sinistro strumento tornano di nuovo con Noir Metropolitano. Solo un’occasione da non perdere per cucirgli intorno un nuovo thriller o la vicenda che lo riguarda le si è inserita così a fondo da volerla ancora affrontare?

Direi entrambe le cose: la storia del violino costruito da Antonio Stradivari per il virtuoso francese è interessante da riportare. Ci ricorda gli straordinari legami che già nel Settecento erano importanti fra costruttori e solisti, gli scambi culturali fra le diverse nazioni.

E poi c’è il “mistero” che ancora oggi circonda la morte di Leclair e il ritrovamento fortunoso del suo violino: sono elementi che

Violino Noir di Gabriele Formenti

costituiscono una trama dall’indubbio fascino per uno scrittore. Noir Metropolitano dunque può essere inteso sia come una prosecuzione del precedente Il Violino Noir sia come una storia tutta nuova, ambientata nella nostra contemporaneità.

La sua è una scrittura sobria, curata ma senza fronzoli. Alcuni suoi passaggi mi hanno ricordato Renato Olivieri: studio psicologico dei personaggi quanto basta e apertura verso il palcoscenico dove si vive la storia. 

Questo paragone mi lusinga anche se devo dire di non essermi ispirato a uno scrittore in particolare. Se devo però citare un nome su tutti, faccio quello del grande Dino Buzzati, storica firma del Corriere della Sera, illustratore e romanziere.

Durante la stesura di Noir Metropolitano mi sono imbattuto nel suo romanzo Un Amore e ne sono rimasto affascinato per come è riuscito a descrivere la magia di Milano. Non una città grigia e priva di sentimenti, ma un autentico teatro di anime e situazioni.

Roberto Aldi rientra nella tradizionale figura dell’investigatore outsider a cui la vita gioca contro. Quale la genesi del personaggio?

La figura di Roberto Aldi è nata per caso. Cercavo un personaggio che potesse essere credibile. Nel precedente Il Violino Noir il protagonista era il detective dell’FBI Turner, che peraltro fa una breve comparsata anche qui; Aldi per certi aspetti gli assomiglia anche se ho cercato un maggiore approfondimento psicologico.

È un outsider, è vero, è stato vinto dal sistema, ma non si è arreso. Ha tante passioni, è intelligente, ha una figlia bella, amante della musica, ma deve fare i conti anche con una ex moglie che non può più vedere. Possiede un incrollabile senso per la giustizia ed è alla continua ricerca di un amore vero.

Gabriele Formenti

Ha un debole per l’alcol e il tabacco, sembra uscito da un romanzo di Bukovski, scrittore che amo molto, ma è consapevole dei suoi difetti ed è pronto a migliorarsi per se stesso e per gli altri. Nasce dalle mie letture e dalle innumerevoli serie Netflix che divoro. 

A un certo punto il lettore s’imbatte in un personaggio molto particolare: lei stesso. Confessi il suo sogno nascosto: baratterebbe la sua conoscenza musicale per trasformarsi in Jules Maigret o Sherlock Holmes. 

Devo confessare che sono un po’ vanesio? In effetti può essere, nessuno è perfetto… Scherzi a parte, mi pareva intrigante poter essere io stesso protagonista di questo nuovo romanzo.

Mi piacerebbe in effetti essere come Aldi per capire le persone da uno sguardo, cogliere quello che altri non sono in grado di cogliere, arrivare a risolvere questioni che paiono irrisolvibili. Aldi ormai è parte di me e che forse qualcosa da lui ho pur imparato.

Oltre al fatto di essere la sua città, qual è la particolarità che Milano offre a chi scrive un noir?

Milano è una città meravigliosa. Penso che siano evidente a tutti i progressi compiuti dalla metropoli in questi ultimi venti anni. Oggi è davvero una città europea, in grado di competere con Londra, Parigi, Berlino.

E come queste ha da offrire la sua plurisecolare storia dove la musica ha sempre avuto un posto speciale. Ambientare un noir a Milano vuol dire saper afferrare questa opportunità, conoscere un po’ di storia coniugandola con un presente sempre in divenire. Ci sono tanti luoghi da scoprire, anche per un milanese doc, tante cose segrete e misteriose. È un’ambientazione perfetta.

 

Corrado Ori Tanzi

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