Jean Valjean e il riscatto dei miserabili
Jean Valjean, resta il personaggio dell’espiazione che non si fa eroe e tantomeno martire
Jean Valjean è sporco. Jean Valjean è un reietto. Un ladro. Uno che la società ha condannato anche ai lavori forzati. Parteggia per le prostitute e si avventa contro…
Jean Valjean è sporco. Jean Valjean è un reietto. Un ladro. Uno che la società ha condannato anche ai lavori forzati. Parteggia per le prostitute e si avventa contro le persone per bene. E si vocifera pure che si sia innamorato di Cosette, la sua figlia adottiva.
Jean Valjean è piatto. È un energumeno, ma non ha profondità. Manca di introspezione e monologhi interiori. Manca di preparazione e sì, avrà pure studiato e letto in prigione, ma il fare in proprio mostra i suoi limiti.
Chi è realmente Jean Valjean
E poi Jean Valjean non esiste, diciamolo pure. È il ritratto di Eugène-François Vidocq, no ha il profilo del povero Pierre Maurin. Macché, sotto sotto si cela Napoleone Bonaparte, anzi no, è lo stesso Victor Hugo. In ogni caso non ha niente di suo.
Il miserabile che è ispirazione
Dentro il libro e tra i critici nel corso dei secoli non è che ti sia fatto proprio tanti amici eh Jean Valjean? Eppure rimani il miserabile che non smette di essere ispirazione per uomini e donne che si sono dati il cambio nelle modernità passate tra te e noi.
Donne e uomini toccati dalle sofferenze del mondo senza essere missionari di un’idea superiore, muti e sordi all’immagine che trasmettono di sé, altruistici nei gesti ma isolati e lontani dal goderne il ritorno a sé degli effetti.
La sua redenzione e il conseguente percorso non sono stati sbiaditi dal cambiamento del pensiero in oltre centocinquant’anni di mondo. Continua a scendere in qualcuno di noi la musica della malinconia, l’assenza degli affetti è sempre una voce che ci impone di trovare presto un equilibrio duraturo, patiamo ancora la privazione ma con l’acume, il coraggio, la pazienza, la perserveranza, il senso di giustizia e la fermezza restiamo in grado di costruirci una vita che vale la pena di essere vissuta.
Vissuta ora e adesso perché “ogni minuto è un becchino inesorabile”. E se poi dall’albero della temperanza riusciamo di tanto in tanto a staccare qualche frutto, allora la nostra fatica si fa più radiosa.
Gli altri personaggi
Abbiamo anche un’altra imperitura fortuna. Possiamo sempre contare sui nostri monsignor Myriel, attorno a noi c’è una Cosette
che ci fa da angelo, troviamo un Marius Pontmercy che ci fa tornare alla ragione quando sensi e nervi ce l’hanno al momento offuscata.
Ci rincorre sempre un Javert obnubilato dal senso del dovere che declina in legge, ma verso Javert possiamo sempre applicare il nostro senso di pietà.
Il personaggio dell’espiazione
Jean Valjean, resta il personaggio dell’espiazione che non si fa eroe e tantomeno martire. Ma non per i suoi trascorsi di ex galeotto, né tantomeno per i comportamenti da furfante.
Solo perché il suo resta il cuore di un miserabile e il cuore di un miserabile non può aprirsi a sentimenti immeritati.
Ha trovato il pieno che c’è ha dentro solo nel momento della morte e la morte ha finalmente ne completato il profilo proiettandolo verso l’infinito come un treno. Che sulle rotaie continua ad annunciare il riscatto degli uomini e delle donne che come lui pensano che «morire non è nulla; non vivere è spaventoso».
Sbagliando, mancando, peccando, ma cercando di essere giusti. Anche in compagnia del buio.
Corrado Ori Tanzi