Johnny Cash
American IV: The Man Comes Around 2002 American Recordings/Universal
Dieci mesi prima della sua morte: il suo ultimo disco. Johnny Cash si presenta stanco, malato, che più che cantare interpreta i brani, sempre però con un timbro di voce stentoreo e affilato come una lama di Toledo. Si “impossessa” di alcuni pezzi celebri di altri artisti e li fa suoi, regalando all’ascoltatore un pathos interpretativo che raramente si è potuto sentire…
Ci ha messo quasi una vita per scrollarsi di dosso l’etichetta che gli andava stretta di cantante country. In effetti per tutta la carriera aveva pubblicato decine di album che al quel genere musicale facevano riferimento, ma nel contempo aveva collaborato, sempre alla pari, con i più famosi artisti del rock ‘n’ roll (come nel super-gruppo “Million Dollar Quartet”, formato da lui , Carl Perkins, Jerry Lee Lewis e Elvis Presley), e condotto un programma televisivo che andava oltre ai generi (il mitico “The Johnny Cash Show” in onda dal 1969 al 1971 sul canale ABC).
Johnny Cash
Johnny Cash è stato un pilastro della popular music statunitense e mondiale, anche grazie alla vendita di più novanta milioni di dischi; ma la sua carriera, iniziata nel 1955, è stata costellata di alti e bassi. E fu proprio in un periodo di bassa popolarità che decise l’ennesima svolta.
Era il 1994 e Cash aveva 62 anni, quando scelse di mettersi nelle mani del produttore Rick Rubin, che fino ad allora si era occupato di musica rap, rock ed heavy metal. L’incontro tra queste due anime sulla carta diverse portò alla realizzazione di una manciata di dischi (quattro usciti con Cash vivo e altri quattro dopo la morte) per l’etichetta American Recordings; album in cui Cash si metteva di nuovo in gioco, entrando in un mondo sonoro più legato al rock e al folk.
American IV: The Man Comes Around
Quello che prese il titolo di American IV: The Man Comes Around fu pubblicato nel novembre 2002, dieci mesi prima della sua morte: il suo ultimo disco. Johnny Cash si presenta stanco, malato, che più che cantare interpreta i brani, sempre però con un timbro di voce stentoreo e affilato come una lama di Toledo.
In American IV Cash oltre a intrepretare tre sue canzoni, si “impossessa” di alcuni pezzi celebri di altri artisti e li fa suoi, regalando all’ascoltatore un pathos interpretativo che raramente si è potuto sentire.
Tra i brani “rivisti” troviamo Personal Jesus dei Depeche Mode (in cui John Frusciante è ospite alla chitarra), Bridge Over Troubled Water di Paul Simon (con il controcanto di Fiona Apple), Desperado degli Eagles, In My Life della coppia Lennon/McCartney, First Time Ever I Saw Your Face, precedentemente portata al successo da Roberta Flack, I’m So Lonesome I Could Cry di Hank Williams.
Ma fu la sua versione della canzone Hurt (scritta da Trent Reznor per la sua band, i Nine Inch Nails) che lo proiettò ai primi posti nei conteggi della musica scaricata e lo fece conoscere a un pubblico molto giovane. Lo stesso Trent Reznor, che in un primo tempo aveva manifestato perplessità per la scelta di Cash; una volta ascoltata la nuova versione ne fu entusiasta, così da dichiarare: «Questa canzone non è più mia».
Riccardo Santangelo