David Bowie
Heroes 1977 per la RCA
Secondo capitolo della “trilogia di Berlino” (iniziata con Low e terminata con Lodger), quella “rock-elettrico-futuristica” che in qualche modo proiettò l’artista britannico fuori dal un periodo narcisistico, per riavvicinarsi a rapporti più diretti, umani, a contatto con la realtà…
Succederà di certo anche per altri artisti di dover scegliere tra le loro produzioni, un album migliore tra i vari capolavori incisi. Per David Bowie la scelta diventa difficile, un po’ per la vastità di dischi pubblicati (quasi 50 tra studio, live e colonne sonore), ma anche per il trasformismo del personaggio “Bowie”. David Robert Jones è stato Halloween Jack, Ziggy Stardust, Nathan Adler, The Thin White Duke (nel nostro paese trasformato in il “Duca Bianco”); un alieno e un umano, ma soprattutto è stato David Bowie: artista che più di altri ha saputo leggere, rivoluzionandolo, il proprio tempo.
Heroes
Heroes, anno 1977, etichetta RCA. Secondo capitolo della “trilogia di Berlino” (iniziata con Low e terminata con Lodger), quella “rock-elettrico-futuristica” che in qualche modo proiettò l’artista britannico fuori dal un periodo narcisistico, per riavvicinarsi a rapporti più diretti, umani, a contatto con la realtà. Alla fine dell’anno precedente Bowie si era trasferito a Berlino per trovare una nuova dimensione. Si fece crescere un bel paio di baffi, smise di tingersi i capelli, e passava il tempo a girare in bicicletta con il suo amico Iggy Pop e a visitare musei e gallerie d’arte. Di quel periodo qualche anno dopo affermò: «Non riesco ad esprimere il senso di libertà che provavo!».
Heroes fu registrato presso l’Hansa Studio by the Wall di Berlino ovest, a pochi metri dal muro che divideva la città, e questo contribuì alla decisione di trasportare nei brani presenti l’atmosfera “zeitgeist” tipica del periodo della “guerra fredda”, puntando sull’evidenziare quel senso di spersonalizzazione dell’individuo, nel contesto della vita quotidiana e nella società in cui viveva. Il risiedere nella città tedesca influenzò anche le scelte musicali trasportate nel disco, che si rifanno al genere “Krautrock” e a gruppi come i Kraftwerk, con un uso massiccio dell’elettronica.
Le due parti del disco
Il disco fu pensato e diviso in due parti distinte: il giorno (stupid music) e la notte (progressive music). Nella prima parte furono riunite le composizioni con una struttura più convenzionale e tradizionale (come Beauty and the Beast, “Heroes”, Sons of the Silent Age); mentre nell’altra quelle più sperimentali e musicalmente innovative (come ben si evidenzia in pezzi come Sense of doubt, Moss Garden e Neukoln).
Alla realizzazione di Heroes contribuirono musicisti che già avevano collaborato con Bowie: Carlos Alomar, Dennis Davis, George
Murray, Antonio Mass e Tony Visconti (anche come produttore). Ma l’aggiunta di altri due artisti come Brian Eno (compositore di alcuni pezzi, e ai sintetizzatori e tastiere) e Robert Fripp (alle chitarre) apportarono un valore aggiunto. Il primo trovò in David un’ottima spalla per portare avanti la sperimentazione sonora che cambierà radicalmente la musica negli anni a venire, e lo consacrerà come uno dei musicisti e produttori più influenti e rivoluzionari del XX secolo.
Mentre Fripp “presta” la sua chitarra con interventi di grande impatto, proiettando alcuni brani (come Joe The Lion e “Heroes”) nell’olimpo della storia della musica. E proprio quest’ultimo pezzo (che poi dà il titolo all’intero album) che può essere elevato a simbolo del disco e di un’epoca. Una ballata struggente, ispirata da una scena che Bowie vide sotto il muro di Berlino: «Ogni giorno lo sguardo mi cadeva su due giovani di circa 19 – 20 anni. Si incontravano all’ombra del Muro, sotto una torretta. C’era tra loro sicuramente una storia, o forse era solo la mia immaginazione. Ma penso che fosse un vero atto di coraggio trovarsi in quel luogo». Così il genio di Eno e Bowie costruirono un inno di libertà, consegnando alla storia quei due ragazzi: «I, I can remember / Standing, by the wall / And the guns shot above our heads / And we kissed, / as though nothing could fall / And the shame was on the other side / Oh we can beat them, for ever and ever / Then we could be Heroes, / just for one day».
Riccardo Santangelo