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The White Stripes

The White Stripes 
edito da XL Recordings, 2003

Questo album è infatti considerato dalla critica, ma anche grazie al grande successo di vendite, come uno dei dischi più importanti della prima decade del XXI secolo. In Elephant si mescolano vari generi musicali che hanno come radice il blues: dal punk blues al blues rock fino ad arrivare al garage rock in versione aggiornata…

Amanti del blues e del rock ‘n’ roll in un’epoca in cui i due generi non riscuotevano più molto successo (soppiantati dal rap e da altre “street music”), il duo formato da Meg White e Jack White (nome d’arte di John Anthony Gillis) divennero popolari a livello internazionale, dopo una breve gavetta nei locali di Detroit.

Jack e Meg White dei The White Stripes

The White Stripes

Avevano scelto di chiamarsi The White Stripes prendendo in prestito il nome di una marca di vecchie caramelle al gusto di menta con la carta di colore bianco e rosso (colori che caratterizzarono la vita della band), di cui Meg era golosa. Il duo però ebbe modo di farsi notare anche per l’ambigua scelta di presentarsi ogni volta che venivano intervistati in modo diverso: prima come sorella e fratello, in seguito come amanti, per poi rivelare (dopo lo scioglimento del gruppo) che erano marito e moglie (relazione durata fino al 2004, mentre la band si sciolse sette anni dopo).

Elephant

Fu con l’uscita del loro quarto disco (Elephant) che ebbero modo di andare oltre a un’audience di esperti e critici e raggiungere il grande pubblico mondiale. Questo album è infatti considerato dalla critica, ma anche grazie al grande successo di vendite, come uno dei dischi più importanti della prima decade del XXI secolo. In Elephant si mescolano vari generi musicali che hanno come radice il blues: dal punk blues al blues rock fino ad arrivare al garage rock in versione aggiornata.

Elephant The White Stripes

Il duo ci mette tutta la sua arte sonora: Meg come sempre alla batteria e Jack alla voce, chitarre e piano (oltre alla produzione), per confezionare quattordici brani dal forte impatto emotivo. L’inizio dell’album è di quelli che difficilmente ci si scorda: Seven Nation Army ha un giro di chitarra che non si scorda e un ritmo trascinante, che tre anni dopo (nel 2006) ritroviamo sugli spalti del Campionato del Mondo di calcio come colonna sonora della vittoria dell’Italia (e dall’ora presente in tutti gli stadi). Ma il disco prosegue senza abbassare la tensione emotiva: You’ve Got Her In Your Pocket ci presenta una ballata acustica di notevole spessore (con la voce tormentata di Jack in evidenza), I Want To Be The Boy To Warm Your Mother’s e Ball And Biscuit che virano verso sonorità più soul e rhythm ‘n’ blues. Ma l’ecletticità di Jack (perché è lui che firma tutti i brani dell’album, tranne la cover I Just Don’t Know What to Do with Myself scritta da Burt Bacharach nel 1962), non si ferma qui e ci offre un country fuori dai canoni (Well It’s True That We Love Another), due escursioni nel punk più o meno “puro” (Black Math e Hypnotize), echi beatlesiani (There’s No Home For You Here), una serenata “lisergica” che ricorda i Doors e Patti Smith (In The Cold, Cold Night, dove troviamo Meg alla voce e Jack all’organo).

Il Presente

Anche se i White Stripes non hanno più proseguito il loro percorso artistico, ed Elephant non ha avuto un seguito alla stessa altezza, l’affermazione del duo di Detroit ha dimostrato ancora una volta quanto la musica di matrice anglosassone (e a sua volta quella derivata nel resto del mondo) non possa ancora archiviare l’eredità del secolo passato. I White Stripes non ci sono più, ma Jack White a oggi è considerato uno dei musicisti e produttori di riferimento. 

Riccardo Santangelo

1 Commento
  1. […] famoso in Inghilterra alla fine degli anni ‘60), crebbe a Portsmouth (Inghilterra). Dopo aver studiato alla London’s Royal Academy of Music, capì presto che la musica classica non avrebbe […]

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