OFFERTA Venezia-Himalaya di GAO BO高波
Dal 14 Marzo al 24 Aprile 2023 presso la galleria IN’EI
GAO BO高波 OFFERTA Venezia-Himalaya segna il ritorno dell’artista sulla scena dell’arte internazionale dopo una lunga pausa, quasi come una rinascita. L’opera principale della mostra, che ha dato vita al progetto, è Mandala offering, Tibet, un’installazione fotografica ambientale composta da mille pietre – numero che nella cultura tibetana definisce l’Infinito…
Con GAO BO高波 OFFERTA Venezia-Himalaya, la prima personale in Italia dell’artista, fotografo e performer Gao Bo (Deyang City -Sichuan, 1964), apre a Venezia la nuova galleria IN’EI, uno spazio che vuole promuovere artisti e opere da Cina, Giappone e Corea e creare un dialogo aperto tra questi Paesi e l’Europa.
OFFERTA Venezia-Himalaya
Dal 12 marzo al 24 aprile 2023 la mostra, a cura di Pietro Gaglianò, presenta una serie di opere, tra cui un’istallazione ambientale site-specific, che rivelano la visione dell’artista, nato in Cina e da anni residente a Parigi, figlia di esperienze e tradizioni di queste aree culturali e geografiche, in perfetta linea con gli obiettivi della galleria.
“L’intenzione è quella di lavorare con pochi e selezionati nomi su cui si è deciso di investire, innescando percorsi a lungo termine con artisti affermati ed emergenti, valorizzando gli autori e producendo lavori ad hoc specificamente concepiti per noi.” – Spiega Hélène Dubois fondatrice dello spazio insieme a Patrice Dumand – “Il nostro obiettivo è una proposta che comprenda e metta insieme arte e design. Con questa prima mostra vogliamo accogliere un pubblico di appassionati e presentare opere e pensieri profondamente radicati nella cultura asiatica, ma anche rivelare una specifica sensibilità e proporre un’interpretazione dei rapporti tra diversi bacini culturali.”.
GAO BO高波 OFFERTA Venezia-Himalaya segna il ritorno dell’artista sulla scena dell’arte internazionale dopo una lunga pausa, quasi come una rinascita.
L’opera principale della mostra, che ha dato vita al progetto, è Mandala offering, Tibet, un’installazione fotografica ambientale composta da mille pietre – numero che nella cultura tibetana definisce l’Infinito – di diretta ispirazione alle pietre marniy, elemento devozionale della spiritualità buddista tibetana. Su ogni pietra, Gao Bo ha impresso i ritratti fotografici di donne e uomini, giovani e anziani, e una serie di numeri che rimandano alla disumana pratica della numerazione dei prigionieri, atto di spersonalizzazione praticato da tutti i regimi. Tra i ritratti, spicca un omaggio al poeta tibetano recentemente scomparso Lu Beng Ci Ten.
Mandala offering
Mandala offering, Tibet, realizzata nel 2012 e oggi reinterpretata, nasce dal forte legame dell’artista con la cultura tibetana ed è non solo un’offerta alle persone rappresentate, e a tutto il loro popolo, ma anche una riflessione sulla vita, sulla morte, sulla memoria e sulla relatività del tempo.
Il neon sottolinea la scrittura non verbale creata da Gao Bo che sceglie di utilizzare una lingua che non fosse stata usata per violenze, per abusi, per sopraffazioni. “Il n’y pas de langue qui ne soit pas dangereuse” (Non c’è una lingua che non sia pericolosa) è la frase che nell’allestimento mette in risalto la visione dell’artista.
Come un’offerta, nelle intenzioni dell’artista l’opera completerà il suo viaggio solo quando verrà acquistata da qualcuno che la riporterà in Tibet. Un back home che verrà documentato in un documentario girato dall’artista insieme al collezionista, che chiuderà un ciclo e, come una sorta di “liberazione”, aprirà una nuova fase per Gao Bo.
Duality Portrait
Accanto all’installazione, la mostra continua anche con altre opere a cominciare da Duality Portrait, lavoro proveniente dalla stessa area di ricerca che da decenni vede Gao Bo impegnato in un intenso, sensibile, a volte dolente dialogo con la cultura tibetana ed è parte di una serie che affianca – come dittici – volti e maschere. Il ritratto, cuore pulsante del rapporto che l’artista ha edificato con le donne e gli uomini del Tibet, viene qui usato come medium per la tessitura di una storia collettiva in cui i volti escono dall’anonimato della moltitudine e vivono una originale simbiosi come soggettività precisa e come simbolo di una vasta comunità.
A Thousand Silent Prayers, un lavoro inedito, è invece un portfolio in uno speciale cofanetto a tiratura limitata (25 copie) firmato dall’artista, con dieci incisioni realizzate dalle fotografie di Mandala offering. Come un elenco senza parole, i volti ritratti continuano a interrogare l’osservatore anche da questa nuova composizione.
Il percorso si completa poi con il libro d’artista TIBET 1985-1995. Photographs par Gao Bo, co-pubblicato dal MEP Museo Europeo della Fotografia di Parigi e da Artron, il principale stampatore ed editore di libri di belle arti cinese. Una pubblicazione che offre un accesso privilegiato al lavoro dell’artista e al suo rapporto con la cultura himalayana attraverso le immagini scelte tra le diverse migliaia scattate dall’artista in 35mm, in bianco e nero, tra il 1985 e il 1995 nel corso di diversi viaggi in Tibet.
Composto da due quaderni in edizione limitata e numerata (da 1 a 50), il libro-evento raccoglie 146 stampe già presenti in
collezioni di prestigiosi musei e istituzioni di tutto il mondo.
“La sensibilità per la materia, il soggetto di molte delle opere e un sentimento speciale del tempo appartengono alla parte asiatica della educazione culturale di Gao Bo – sottolinea Pietro Gaglianò, curatore della mostra – Il lessico adottato, le scelte linguistiche, l’inclinazione per la figura sono invece ascrivibili al mondo europeo. In tal modo, sperimentando convergenze inedite, tutte profondamente autentiche, l’osservazione del suo lavoro può dare una risposta a un’importante questione storica: le conseguenze culturali della colonizzazione europea sono ancora in corso e nel tempo presente è quanto mai importante affrancare l’espressione artistica tanto dalla condanna neocoloniale di localismo, di tipicità, di folklore quanto dalle tendenze dettate dai sistemi di mercato.”
L’idea di arte di Gao Bo – la cui ricerca si fonda su entrambi i mondi, che abita – riflette compiutamente quella con cui nasce IN’EI e che la porta a creare nuove connessioni tra Asia Orientale ed Europa proponendo progetti nati per valorizzare opere e artisti individuati grazie a un’attenta ricerca sul campo e a un’approfondita conoscenza dell’Asia Orientale da parte dei fondatori Hélène Dubois e Patrice Dumand.
A Gao Bo IN’EI dedicherà una seconda mostra – GAO BO高波 SCRITTURA – che, a conclusione di questo primo appuntamento, sarà inaugurata il 29 aprile (fino al 14 marzo).
Gao Bo
Gao Bo, artista indipendente, è nato nella provincia di Sichuan in Cina nel 1964 e dal 1990 vive tra la Francia e la Cina. Nel 1983 si è diplomato all’Istituto di Belle arti di Sichuan, Chongquing, e nel 1987 si è laureato all’Istituto di Belle Arti dell’Università Tsinghua a Pechino.
La sua opera trae ispirazione principalmente dai più di trent’anni di viaggi in Tibet, dalle teorie dell’artista Marcel Duchamp e dal pensiero del saggio cinese Lao Tseu. Gao Bo nel suo lavoro esplora i temi della creazione e della distruzione, della sparizione e delle tracce, in un moto incessante di sperimentazione e di nuove ricerche formali, utilizzando fotografia, tecniche miste, installazioni e performance.
Le opere di Gao Bo sono state esposte ed acquisite da musei, istituzioni collezioni private in Cina, Francia ed altri paesi tra i quali si segnalano il Museo d’arte contemporanea di Fukuoka in Giappone e la Maison Européenne de la Photographie a Parigi. Altre personali da ricordare sono quelle alla galleria Vu a Parigi, al Festival Internazionale di fotografia ad Arles, al Rockbund Art Museum di Shanghai. Gao Bo ha ricevuto numerosi premi per la sua opera tra i quali il Prix d’Or al festival Visa per l’immagine di Perpignan nel 1989 ed il premio tedesco Unesco-Kommission nel 1998. Gao Bo è stato uno degli artefici della creazione del Festival Internazionale di Fotografia di Pingyao in Cina di cui ha assunto la co-direzione dal 2001 al 2005. In questo periodo si impegna profondamente nella missione di protezione dell’eredità culturale dell’area di Pingyao e provincia culminata con la nomina di Pingyao a patrimonio mondiale dell’Unesco.
Nel 2003 Gao Bo inizia anche la sua attività come architetto creando un suo proprio studio battezzato BoArchi.
Gao Bo intrattiene una relazione privilegiata con la Francia dove soggiorna regolarmente a partire dal 1990 e dove vive attualmente. Negli anni 2017-2018 è Professeur Invité al Fresnoy Studio National des Arts Contemporains. Dopo un periodo passato alla Cité Internationale des Arts à Paris, si trasferisce a Vernon, in Normandia. Nel 2019 Gao Bo è stato insignito dell’onorificenza di Chevalier de l’Ordre des Arts et des Lettres.
La Redazione