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MEMORYMED: uno strumento di prevenzione secondaria

Dei disturbi cognitivi alla portata di tutti

«Se non riesci a ricordare dove hai messo le chiavi, non pensare subito all’Alzheimer; inizia invece a preoccuparti se non riesci a ricordare a cosa servono le chiavi». Ad affermarlo è stata la scienziata Rita Levi-Montalcini, premio Nobel per la Medicina nel 1986, che di neuroni se ne intendeva…

«Se non riesci a ricordare dove hai messo le chiavi, non pensare subito all’Alzheimer; inizia invece a preoccuparti se non riesci a ricordare a cosa servono le chiavi». Ad affermarlo è stata la scienziata Rita Levi-Montalcini, premio Nobel per la Medicina nel 1986, che di neuroni se ne intendeva. Un’osservazione semplice al limite della banalità che, tuttavia, fornisce lo spunto per rivolgere l’attenzione a quel vasto gruppo di disturbi mentali rappresentato dal deterioramento cognitivo, comunemente associato ad una maggiore aspettativa di vita della popolazione adulta. Ma che prelude, altresì, al progressivo appalesarsi di un mostruoso e inarrestabile “buco nero”, la demenza, all’interno del quale viene risucchiata la nostra memoria e non solo quella.

In Italia la demenza colpisce oltre 1,2 milioni di persone,  che nel giro di pochi anni diventeranno 1,6 milioni nel 2030. Oggi nel nostro paese sono circa 600.000 le persone affette da demenza di Alzheimer, con pesante impatto sulla salute di quasi 3 milioni di familiari/caregiver che li hanno in carico e conseguente consumo di farmaci e interventi assistenziali per la gestione dello stress causato dal malato.

Forme cliniche di demenza nell’età adulta

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«In alcuni casi nell’età adulta – spiega Maria Angela Molinari, Neuropsicologa dell’Unità Operativa di Neurologia a Baggiovara-Modena, e Prof.ssa di Neuroscienze dell’Invecchiamento all’Università di Bologna – è possibile che i soggetti avvertano la presenza di una riduzione delle performance cognitive rispetto ad un livello di funzionamento precedente che non si oggettiva a prove formali. In assenza di cause evidenti che possano spiegare queste alterazioni, come la depressione o cause mediche contingenti, la rilevazione soggettiva di una modificazione può costituire già di per sé un rischio di futuro declino cognitivo. Soggetti con un disturbo soggettivo possono sviluppare quadri di disturbi cognitivi oggettivi nel 27% dei casi o di una vera e propria demenza nel 14% dei casi». Importante quindi, sottolinea la neuropsicologa, prestare attenzione a quei soggetti che lamentano un disturbo soggettivo per una prevenzione secondaria, ovvero per mettere in atto una serie di interventi finalizzati a raggiungere una diagnosi precoce quando la malattia è ancora in una fase asintomatica.

MCI: le alterazioni lievi delle funzioni cognitive

In altri casi le demenze possono essere precedute da alterazioni lievi delle funzioni cognitive (es. memoria, linguaggio, capacità critiche e di giudizio) che, pur non modificando il grado di autonomia del soggetto, configurano un quadro clinico noto come Mild Cognitive Impairment (MCI). Tali quadri possono essere reversibili poiché sono espressione di una concomitante condizione clinica (per esempio depressione reattiva, alterazioni tiroidee, riduzione della vitamina B12, ecc.) stabili, in quanto espressione di un normale invecchiamento o evolutivi, ovvero espressione di una malattia neurodegenerativa come l’Alzheimer.

La malattia di Alzheimer

La demenza più diffusa, quella di Alzheimer, che comprende il 60% delle patologie neurodegenerative, si presenta

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nella sua forma tipica con difficoltà di memoria e disturbi cognitivo-comportamentali che interferiscono con le attività abituali/professionali del soggetto  rappresentando un declino rispetto ad un livello di funzionalità precedente. Le alterazioni cognitivo-comportamentali devono essere individuate con prove obiettive, riferite dal paziente o da un familiare, interessare almeno due domini cognitivi ed essere ingravescenti. Più specificatamente i disturbi possono interessare per citarne alcuni:

  • la memoria: difficoltà di acquisizione/ritenzione di nuove informazioni, errata collocazione di oggetti, dimenticanze relative ad eventi/appuntamenti a fronte di una conservata capacità di ricordare eventi passati;
  • il linguaggio: difficoltà a recuperare le parole nell’eloquio spontaneo, a mantenere il filo del discorso, alterazioni della scrittura con errori ortografici e lessicali, tendenza ad utilizzare lo stampatello o una scrittura in cui si alternano corsivo e stampatello;
  • disorientamento temporale e spaziale: difficoltà a ricordare la data, episodi di disorientamento spaziale.
  • disturbi del comportamento: fluttuazioni dell’umore, agitazione, alterazioni della motivazione, perdita di iniziativa, apatia, riduzione di interesse per attività sempre svolte, disturbi ossessivo-compulsivi, deliri di furto, inadeguatezza sociale, vagabondaggio, maggiore “confusione” al crepuscolo.

Le forme atipiche di malattia di Alzheimer possono invece presentarsi in tre varianti diverse:

  • variante frontale, caratterizzata da tipici disturbi mnestici, associati ad alterazioni del comportamento che possono manifestarsi in fase iniziale ed essere pervasivi;
  • variante posteriore, caratterizzata da alterazioni delle abilità visuo-spaziali e visuo-percettive.
  • variante linguistica logopenica: con prevalenti deficit di produzione verbale, anomie, errori nella produzione di fonemi, riduzione dell’ampiezza del magazzino di memoria a breve termine che determina la difficoltà a ripetere (comprendere) frasi lunghe.

Altre forme neurodegenerative come le demenze fronto-temporali, quelle correlate a Parkinson e a parkinsonismi atipici o vascolari possono esordire con alterazioni del comportamento o di abilità diverse rispetto alla memoria.

Il test MemoryMed da effettuare in farmacia

Ma esiste un metodo per rilevare precocemente un disturbo cognitivo e, magari, una demenza come quella di Alzheimer in uno stadio iniziale?

Lo abbiamo chiesto a Francesca Benuzzi, Professore Associato presso il Dipartimento di Scienze Biomediche, Metaboliche e Neuroscienze dell’Università di Modena e Reggio Emilia, che insieme a Maria Angela Molinari ha messo a punto MemoryMed un breve test costituito da 13 prove (25 minuti) che tramite Tablet Android, disponibile per Farmacie selezionate del territorio, consente di valutare le funzioni cognitive.

L’esecuzione del test è preceduta da una raccolta anamnestica da parte del farmacista nella quale vengono analizzati dati sanitari personali rilevanti che hanno interessato il cervello (per esempio ictus, traumi cranici, malformazioni artero-venose, cavernomi, tumori cerebrali, ecc.), l’abuso attivo o pregresso di sostanze psicoattive, l’utilizzo di farmaci che agiscono anche sul sistema nervoso centrale modificando l’attività dei neurotrasmettitori (barbiturici, benzodiazepine, antidepressivi, antiepilettici, ecc.). MemoryMed può essere effettuato in piena autonomia, in un ambiente dedicato, senza la presenza del Farmacista. Il test, spiega la Prof.ssa Benuzzi, è in grado di misurare diversi domini cognitivi: la memoria verbale e non verbale, il linguaggio (per esempio l’accesso lessicale e la comprensione del linguaggio figurato) l’orientamento temporale e l’inibizione cognitiva.

I risultati delle prove eseguite verranno inviati a psicologi formati in neuropsicologia che stileranno un referto che potrà essere ritirato dall’utente entro appena due giorni dall’esecuzione. Scopo di MemoryMed è quello di “oggettivare”, ovvero indagare l’eventuale presenza e le caratteristiche di un disturbo cognitivo, al fine di consentire alle persone con disturbi cognitivi lievi di accedere, in caso di necessità, ad accertamenti diagnostici più approfonditi, discriminando le alterazioni suggestive di patologia da un normale processo fisiologico di invecchiamento.

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In breve, il test fotografa la situazione attuale della persona consentendo, se ripetuto nel tempo, di valutare i cambiamenti nel tempo possono avere una causa reversibile (per esempio ipovitaminosi, alterazioni ipotiroidee, depressione) oppure suggerire l’inizio di patologie involutive.

Alla fine il referto restituito all’utente direttamente in farmacia può avere tre tipi di conclusioni, in base al punteggio ottenuto confrontato con un campione di persone sane con le medesime caratteristiche della persona che ha eseguito il test (genere sessuale, scolarità ed età):

  •  individuazione di un profilo cognitivo integro in relazione alle caratteristiche del soggetto;
  • individuazione di un profilo in cui le prestazioni ad alcune prove si discostano dalla norma: in questo caso può essere suggerito di ripetere l’esame a un intervallo di tempo (in genere 4-6 mesi)
  • individuazione di un profilo in cui le prestazioni deficitarie in più prove o in alcune particolarmente sensibili (per esempio FCSRT, Memory Binding) suggeriscono un approfondimento clinico dal geriatra se over 65 o dal neurologo se under 65.

Il test vuole rappresentare solamente una misurazione, non un giudizio sulle capacità della persona, e come tale deve essere offerto dal farmacista come una misurazione di elementi specifici, esattamente come accade con le analisi del sangue o gli esami obiettivi medici.

L’approvazione del Comitato Etico per il report dei dati

Lo studio, tengono a sottolineare le neuropsicologhe emiliane, che viene effettuato in farmacie selezionate del territorio ad un costo minimo da parte dell’utente, ha ottenuto l’approvazione del Comitato Etico per la stesura di report e articoli scientifici sull’argomento che in futuro potranno essere pubblicati ed essere parte della letteratura medico-scientifica.

Il punto di forza di MemoryMed è quello di aumentare la consapevolezza di ognuno di noi sulla possibilità di essere colpiti da una demenza come la malattia di Alzheimer, con il rischio di vedere distrutto completamente tutto il patrimonio cognitivo, caratteriale e affettivo che abbiamo costruito nella vita senza poter far nulla per contrastarla precocemente. A spiegarlo drammaticamente in poche ma “lucide” parole è Julianne Moore, alias Alice Howland, nel film “Still Alice” di Richard Glatzer e Wash Westmorelan: «Posso vedere le parole che galleggiano davanti a me, ma non riesco a raggiungerle, e non so più chi sono e cosa perderò ancora».

Giorgio Cavazzini

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