Il berretto a sonagli specchio di una società malata di menzogna
Un testo amarissimo, comico e crudele
L’ umile scrivano Ciampa, che ricorre alla follia per mantenere la facciata di rispettabilità del suo infelice matrimonio. È il primo dei grandi personaggi pirandelliani a prendersi un’amara rivincita sulle umiliazioni di un’intera vita…
Il berretto a sonagli di Pirandello al Piccolo Teatro Strehler di Milano dall’ 1 al 13 Marzo 2022.
Il berretto a sonagli al Piccolo
Gabriele Lavia, qui insieme a Federica di Martino, è una delle voci più appassionate ed efficaci del teatro del Nobel siciliano.
Il berretto a sonagli fu scritto da Luigi Pirandello nel 1916, in siciliano, per il grande Angelo Musco, cui la commedia non piaceva e con la quale non ebbe successo: la regia di quel primo allestimento era di Nino Martoglio. Poi Pirandello la tradusse in italiano.
«Non c’è dubbio – dichiara Lavia – che in siciliano questa “commedia nerissima” sia più viva e lancinante. Noi faremo una mescolanza tra la “prima” e la “seconda” versione di questo “specchio” di una umanità che fonda la sua convivenza “civile” sulla menzogna.
Il berretto a sonagli è il primo esempio radicale di teatro italiano “espressionista” amarissimo, comicissimo e crudele, un espressionismo feroce che vuole rappresentare una società “malata di menzogna”.
La verità non può trovare casa nella “società umana”. Solo un pazzo può dirla… Ma tanto, si sa “…è pazzo!”. Così la signora
Beatrice Fiorica ha svelato la verità e ora “deve” civilmente, socialmente, essere pazza».
Trama
Tradita e vilipesa, Beatrice cede ai suoi umori mutevoli, e, convinta dalla Saracena, decide di convocare a sé il delegato Spanò per sporgere denuncia per adulterio nei confronti del marito, il Cavaliere. Nulla può la vecchia donna di servizio Fana, che con tutte le sue forze aveva cercato di convincere Beatrice a desistere.
Il delegato Spanò, chiamato a casa di Beatrice, cerca di sottrarsi all’ingrato compito di accettare la denuncia, per non dover poi indagare il Cavaliere nel tentativo di coglierlo in flagrante con Nina, la moglie del suo scrivano Ciampa. Messo alle strette, deve alla fine cedere alle insistenze di Beatrice.
Il primo atto si chiude con una visita di Ciampa a casa di Beatrice, per cercare di convincerla a considerare i gravi problemi che comporterebbe una denuncia. Rimane implicito che in questo caso, per salvare il nome macchiato della famiglia Ciampa, egli sarebbe costretto a fare una pazzia e a uccidere la traditrice Nina. Ciampa quindi invita Beatrice a usare la ragione e a dare una giratina allo strumento.
Il secondo atto si apre in un contesto completamente diverso, subito dopo che la perquisizione nell’ufficio del Cavaliere ha portato all’arresto di quest’ultimo e di Nina. Ciò che Beatrice non sa è che il delegato Spanò, per non compromettersi con il Cavaliere, ha evitato di partecipare all’azione mandando invece sul posto un suo collega calabrese, il quale ha, con tutta probabilità, colto in flagrante la coppia adultera.
Per non mettersi contro il Cavaliere e per evitare che Ciampa uccida la moglie, il delegato Spanò cerca di imbrogliare le carte negando che l’arresto sia stato motivato dall’adulterio; lo spiega invece con un presunto attacco d’ira: provocato dalla perquisizione, il Cavaliere sarebbe montato su tutte le furie oltraggiando le forze dell’ordine.
Però lo scandalo è ormai nato ed è assai difficile che la gente del posto, ormai al corrente dell’arresto, possa credere veramente alla versione di Spanò.
Ciampa riesce a capovolgere la situazione in suo favore proponendo di avvalorare la tesi del delegato con uno stratagemma: bisognerà far credere a tutti che Beatrice sia pazza e che il tradimento del Cavaliere sia stato una sua montatura.
L’idea di Ciampa piace a tutti tranne naturalmente a Beatrice. Messa sotto pressione da sua madre e dal fratello Fifì, Beatrice viene però indotta a convincersi che sia meglio, per il bene di tutti, recitare il ruolo della pazza e farsi quindi ricoverare per qualche tempo in una casa di cura. Come Beatrice impara a sue spese, mostrare in faccia a tutti la nuda verità si rivela quindi assai problematico.
Il cast
Il berretto a sonaglia al Piccolo Teatro Strehler avrà la regia di Gabriele Lavia, le musiche di Antonio Di Pofi
scenografie di Alessandro Camera, i costumi ideati dagli allievi del terzo anno dell’Accademia “Costume e moda” di Roma
coordinatore Andrea Viotti, la produzione di Effimera SRL in coproduzione con Diana Or.i.s.
Gli interpreti saranno Gabriele Lavia, Federica di Martino, Francesco Bonomo, Matilde Piana, Maribella Piana, Mario Pietramala, Giovanna Guida e Beatrice Ceccherini.
La Redazione