Lucio Dalla

Dalla, edito da RCA Italiana, 1980

La fotografia può far passare alla storia anche persone comuni, situazioni paradossali, momenti precisi che cambieranno il volto del mondo e immortalare iconicamente personaggi famosi. Per il nono album di Lucio Dalla (che porta come titolo solo il cognome) la grande intuizione del fotografo Renzo Chiesa ha creato un vero simbolo universale del personaggio. Quello scatto in cui si vedono solo gli occhi di Dalla sormontati dal suo caratteristico capellino e dagli occhiali, sono ormai il simbolo del cantautore bolognese. Ma ancora di più di tutto questo, in quello sguardo si può racchiudere la forza dirompente e magica, delle otto canzoni contenute nel disco.

Dalla

Dalla di Lucio Dalla

Registrato presso lo Stone Castle Studios di Carimate (Como) e prodotto da Alessandro Colombini, Dalla arriva dopo la fortunata tournée (e il disco) di Banana Republic intrapresa con Francesco De Gregori e Ron. Tutto questo fu preceduto dal precedente lavoro in studio che fece conoscere anche al grande pubblico l’arte compositiva di Dalla.

Iniziando a comporre anche i testi, Lucio aveva pieno controllo della sua poetica, e proseguendo dal cambio voluto con il disco Lucio Dalla (quello in cui sono presenti tra gli altri i brani Stella di mare, Anna e Marco, L’anno che verrà e Tango) decise di rompere il tabù sull’argomento “amore”, e di portarlo all’interno di un cantautorato più impegnato. Nell’album Dalla questa tematica è molto presente, come racconta Colombini qualche decennio dopo l’uscita del disco: «I cantautori avevano paura dell’amore, c’era tutta quell’idea di nazional/popolare intorno a questo tema, se eri un cantautore era come scritto che tu non potevi occupartene, c’era questa vergogna generale: qui Lucio invece sceglie di dargli spazio ma in un modo nuovo, di cambiare proprio le modalità con cui immergersi nella questione amorosa». Lucio affronta l’argomento con coraggio, coinvolgendosi sentimentalmente come non aveva mai fatto; spargendo nelle varie canzoni indizi personali, privati, emotivi, pur nascondendoli, giocando con essi e nascondendoli. 

La nuova visione per la società

Basta scorrere la tracklist del disco per accorgersi della potenza artistica: Balla balla ballerino, Il parco della luna, La sera dei

Lucio Dalla

miracoli, Mambo, Meri Luis, Cara, Siamo dei, Futura. Non c’è un solo pezzo che non possa essere annoverato tra i “classici” della canzone italiana. Alcuni di questi poi hanno poi trovato il modo di diventare una nuova visione per la società. Si prenda per esempio il pezzo Cara; raramente si era parlato così chiaramente di un amore tra una persona di una certa età e un/una giovane. Oppure ancora in Futura, dove si descrive in modo quasi preciso l’amore carnale tra due persone, in uno scenario apocalittico (che pare sia stato ispirato a Lucio dalla vista di Berlino Est da una torretta situata nella parte Ovest, allo stesso modo di come in Heroes di David Bowie).

Per finire vale la pena citare anche il brano Meri Luis, che lo stesso Dalla riteneva la canzone “più vera, più autentica” del suo canzoniere. Sei personaggi magistralmente abbozzati precisamente che si muovono contemporaneamente nella stessa sceneggiatura, dove imperversa un senso di monotonia e di attesa. Fino all’arrivo di una consapevolezza del “cogli l’attimo” che cambia il tutto, e fa riaffiorare l’amore per se stessi.

Riccardo Santangelo

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