Joe Jackson

Joe Jackson edita da A&M Records, 1982

Strano personaggio è Joe Jackson, sempre molto distante dai clamori del music business, si è ritagliato un piccolo spazio di successo (che ancora oggi lo fa risplendere nell’olimpo della musica), pur non avendo grande visibilità mediatica da diversi decenni.

Joe Jackson

Joe Jackson Band

Di formazione classica David Ian Jackson (che assunse il nome di “Joe” dal pupazzo “Joe 90”, famoso in Inghilterra alla fine degli anni ‘60), crebbe a Portsmouth (Inghilterra). Dopo aver studiato alla London’s Royal Academy of Music, capì presto che la musica classica non avrebbe soddisfatto la sua voglia di composizione, così passò a esibirsi in vari gruppi di pop e rock, e successivamente fece parte alla piccola stagione del “pub rock” britannico, insieme ad altri artisti come Nick Lowe, Joe Strummer, Elvis Costello, Ian Dury e Graham Parker, ponendo le basi per il “punk rock”.

Joe Jackson’s Night and Day

Ma come abbiamo già detto Jackson è uno strano personaggio, che pur frequentando l’ambiente trasgressivo della Londra degli anni ’70 del XX secolo, ha gusti più raffinati. Dopo tre dischi in cui spaziò dal pop rock al reggae, svoltò verso sonorità swing incidendo Jumpin’ Jive, un album di pezzi degli anni ’30 e ‘40 riarrangiati da lui. Ma fu nel 1982 con l’uscita di Joe Jackson’s Night and Day (che spesso viene riportato solo come Night and Day), che l’artista britannico compie il suo capolavoro. Questo disco è prima di tutto un omaggio a Cole Porter (come si evince anche dal  titolo), ma in esso si possono ritrovare le melodie di George Gershwin e il soul di Marvin Gaye, come anche l’uso dell’orchestra che era tipica del sound di Duke Ellington. Qui l’orchestra non c’è ma Jackson ha la capacità di utilizzare vari elementi: un combo di otto musicisti (tra cui Larry Tolfree, Sue Hadjopoulos e Ricardo Torres alle percussioni, che aggiungono

Joe Jackson Night and Day

un tocco latino americano all’atmosfera jazz), un uso garbato di synth e drum machine, e l’assenza totale delle chitarre (come voler chiudere l’esperienze musicali precedenti). Il risultato è un gradevole e sofisticato pop jazz urbano, dai suoni “notturni”, “cittadini”, caratterizzati da arrangiamenti sofisticati che mai calcano la mano.
Il disco è diviso in due parti: il lato A è ispirato alla notte (più movimentato e ritmico), mentre il lato B al giorno (più riflessivo). Il pezzo d’apertura è Another World (percussioni in primo piano che ci introducono nel “mondo “ di Jackson), per poi passare, senza soluzione di continuità, al jazzy pop di Chinatown, poi alla denuncia delle aberrazioni della televisione (TV Age) e Target. Il lato “notturno” si chiude con il pezzo più riuscito di tutto il disco: Steppin’ Out; brano che diverrà da subito un simbolo degli anni ’80. Qui si spegne l’incalzare delle percussioni dei brani precedenti e si fa largo il piano di Jackson (suonato in modo “sgarciante”) e una linea di basso vigorosa, come voler scappare dall’oppressione notturna della metropoli. Il lato B si apre con una ballad (Breaking Us In Two) dove protagonista è il pianoforte, per poi proseguire in modo sempre “sommesso” e riflessivo con Cancer (inquietante latin pop, trascinante e sofisticato, dove si dichiara “everything gives you cancer”). Il disco si chiude con due ballate: Real Men (con un orchestrazione d’archi sintetici e pianoforte) e A Slow Song, dove Jackson “calma” le sonorità e si lancia in sette minuti, tra pianoforte e organo hammond, in un’invettiva contro la musica frenetica, senza umanità, cantando “Play us a slow song”.

Night and Day è di certo il disco più rappresentativo della carriera di Joe Jackson (e uno dei più iconici dell’era della new wave), ma è anche uno degli esempi più vividi della possibilità di confezionare un album di grandi brani, puntando su una scrittura sempre ad alto livello, avendo sempre in mente la qualità totale dell’intero album. 

Riccardo Santangelo

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