L’inizio del tempo. Le ricerche spazialiste di Arnaldo Pomodoro

Open Studio #1

Con la mostra L’inizio del tempo. Le ricerche spazialiste di Arnaldo Pomodoro, il 6 marzo 2022 la Fondazione Arnaldo Pomodoro dà avvio a un nuovo ciclo diOpen Studio, allestimenti temporanei negli ambienti dello Studio di Arnaldo Pomodoro che, con cadenza annuale, raccontano e 

Open Studio #1 L’inizio del tempo. Le ricerche spazialiste di Arnaldo Pomodoro Installation view
Foto: Carlos&Dario Tettamanzi. Courtesy Fondazione Arnaldo Pomodoro

approfondiscono temi e periodi poco conosciuti della ricerca dell’artista, esponendo opere, documenti e materiali d’archivio originali.

L’inizio del tempo

Protagonista del primo Open Studio è L’inizio del tempo n. 2 (1958 – 230 × 270 cm), un grande bassorilievo in piombo, zinco e stagno, proveniente da Colonia e restaurato nel corso del 2021.

In quest’opera emblematica, che già evidenzia il clima di superamento dell’Informale, Pomodoro indaga lo sviluppo spaziale di una superficie non più strutturata dalle scritture segniche che caratterizzano i suoi esordi, ma concreta e consistente, animata da un segno gestuale e assoluto.

Inizio Del Tempo Foto: Carlos&Dario Tettamanzi. Courtesy Fondazione Arnaldo Pomodoro

La mostra

Accanto a L’inizio del tempo, si vedranno in mostra un gruppo di sculture, disegni e studi progettuali – alcuni in prestito dallo CSAC di Parma – e numerosi materiali d’archivio (fotografie, cataloghi, riviste, ritagli stampa, carteggi…), in un allestimento che dà conto della genesi dell’opera e del periodo di attività tra il 1957 e il 1964, fino ad arrivare alla realizzazione del Grande omaggio alla civiltà tecnologica (1960-1964 – 24 × 8 m) per la facciata dell’Università Popolare di Colonia, sintesi poetica tra le indagini su segno-scrittura e segno-materia, del quale vengono esposti gli inediti collage progettuali.

Nel Grande omaggio – prima prova dell’interesse e dell’impegno sul piano architettonico e urbano dell’artista – Pomodoro porta nella scultura, sulla vasta superficie di cemento e bronzo, una trafittura di tocchi, incavi, nodi, orme e impronte: un linguaggio illeggibile, ricco di storia, quasi simbolico e al contempo premonitore dei circuiti dei primi “cervelli elettronici”.

La Redazione

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