En tiempo real

La collezione di arte concettuale Rafael Tous

L‘entità della donazione di Rafael Tous non può essere paragonata a nessun’altra, a causa del numero di opere e anche della loro qualità. Mille opere d’arte che sono incorporate nella Collezione MACBA, così come il patrimonio pubblico della città di Barcellona e del paese.

En tiempo real

En tiempo real la Collezione d’arte concettuale Rafael Tous costituisce il punto di partenza del nuovo dialogo che avrà luogo tra la Collezione Tous e la Collezione MACBA e che andrà ad arricchire le storie di una parte importante della storia dell’arte contemporanea e le traiettorie di molti dei suoi artisti.
Sottolineando la diversità di manifestazioni e posizioni che caratterizzano gli artisti concettuali, la mostra affronta temi come l’action art e le proposte legate alla natura, in opere che mettono in luce l’elemento ideologico delle immagini e il potere dei mass media, nonché in quelle che sono articolati come dispositivi di critica politica, tra gli altri.

La mostra

En Tiempo Real Foto Miquel Coli

La mostra raccoglie 120 opere di 28 artisti in un percorso che si snoda su due piani del palazzo Meier, nella Capella MACBA, con l’installazione No hay replay (1989) di Carlos Pazos, e nella mitica Sala Metrònom, riaperta per il occasione, dove è stato installato Les portes de Linares (1989) di Jordi Benito, un’opera creata appositamente per quello spazio.

Gli artisti presenti nella mostra sono: Francesc Abad, Eugènia Balcells, Jordi Benito, Carmen Calvo, Jordi Cerdà, CVA (Artistic Surveillance Committee), Benet Ferrer, Alicia Fingerhut, Teresa Gancedo, Ferran Garcia Sevilla, Eulàlia Grau, Josep Maria Joan i Rosa, Àngel Jové, Antoni Llena, Eva Lootz, Miralda, Fina Miralles, Muntadas, Pere Noguera, Jordi Pablo, Pilar Palomer, Carlos Pazos, Carles Pujol, Joan Rabascall, Àngels Ribé, Benet Rossell, Francesc Torres e Jaume Xifra.

Il fondo d’arte concettuale

En tiempo real, la Collezione di arte concettuale Rafael Tous è la prima mostra della Collezione Tous al MACBA, che aveva già costruito un importante fondo di arte concettuale sin dai suoi inizi. Viene esposta un’ampia selezione di opere di questa grande donazione, composta da mille pezzi, che Rafael Tous ha donato alla città di Barcellona e al museo.

Provenienti da questa eccezionale collezione, raccolta nel corso di decenni in modo intuitivo e continuo, queste opere entrano a far parte della collezione permanente del museo, la Collezione MACBA. Il collezionista, mecenate e agitatore culturale Rafael Tous è sempre stato legato al mondo della cultura e ha stretto amicizie con creatori e artisti che sono stati fondamentali per comprendere l’evoluzione delle pratiche artistiche che hanno dato la priorità all’idea e al processo prima dell’oggetto.

Nuovi spazi di riflessione

Grazie a questa congiunzione di opere si opera una necessaria rilettura e si aprono nuovi spazi di riflessione intorno alle cosiddette pratiche concettuali. Il percorso proposto in mostra genera convivenze e simultaneità che permettono di ripensare la storia dello stesso e di confermare la vocazione internazionale di molti dei suoi artisti. La mostra comprende 120 opere di 28 artisti e offre un viaggio significativo attraverso le pratiche sperimentali degli anni Settanta e Ottanta in Catalogna attraverso vari campi. Action art, interazione con la natura, interesse per i media e il nuovo consumismo, critica sociale e politica, parola e incorporazione di oggetti sono alcuni degli aspetti trattati.

Carlos Pazos, al Capella MACBA

There is no replay è un’installazione presentata per la prima volta alla Sala Metrònom nel 1989 in cui riconosciamo alcuni

Capella MACBA foto Miquel Coli

immaginari ricorrenti dell’artista –il passare del tempo, la memoria e i suoi feticci, la perdita e il caso–, in questa occasione coperti dal buio. Oggetti fuori contesto introducono lo spettatore in un mondo onirico, un colpo visivo che rimanda allo scenario come l’unica rappresentazione possibile. L’immagine congelata di un salto nel vuoto in cui il viaggio intimo, l’esperienza interiore e il rischio che esso comporta provocano un certo disagio. Ironia, parodia e messa in scena appaiono come il vero ed elementi sovversivi. Non c’è modo di tornare indietro.

Jordi Benito, nella Sala Metrònom

Nella proposta Les portes de Linares, Jordi Benito (Granollers, 1951 – Barcellona, ​​2008) si lascia alle spalle l’azionismo più radicale e le citazioni wagneriane per prendere come punto di partenza Goya, la corrida, l’immagine della Passione e la musica di Carlos Santos. Composta da otto frammenti o episodi, l’installazione combina una molteplicità di elementi, letterari, storici, esperienziali e sacri, che rafforzano il valore simbolico dei materiali utilizzati.

Les portes de Linares (1989, 2021) è teatro di un momento sospeso. Ci ricorda gli eventi accaduti nel 1947 nell’arena di Linares, dove Manolete, considerato da Jordi Benito l’artista totale, fu ucciso da un incornata lo stesso giorno in cui intendeva lasciare il mondo della corrida. Lo sguardo di Benito, però, raccoglie la testimonianza della vita del toro. Gli strumenti della campagna e dei mestieri sono disposti in forma di nature morte o innalzati su croci, come immagine della Passione, in contrasto con gli elementi civilizzatori, che appaiono in franco declino. Il corpo del toro resta sospeso nell’azione di cadere, i pianoforti sono posti di fronte al muro o in procinto di rompersi, come la pietra bianca di Spagna, che riceve l’urto del peso morto, che sbriciola il pigmento bianco. Con l’arte totale morta, l’artista si guarda nel corpo del toro, ed entrambi sono sospesi sul pianoforte di Carles Santos.

Rafael Tous, la Collezione e la sala Metrònom

Legato al mondo tessile, Rafael Tous (Barcellona, ​​1940) è collezionista d’arte sin dalla sua giovinezza. Inizia acquisendo opere impressioniste, anche se dal 1970 inizia a collezionare opere di artisti della sua generazione con i quali, nel corso degli anni, ha stretto stretti rapporti di amicizia. Dalle visite ai suoi studi e alle mostre alla Galería G, alla Sala Vinçon, all’Espai 10 della Fundació Joan Miró o all’Espai B5-125 dell’Universitat Autònoma de Barcelona, ​​è emersa gradualmente la sua collezione.
Una delle caratteristiche che contraddistingue la Tous Collection è che si è sviluppata organicamente, poiché è stata prodotta l’arte che incorporava.

D’altra parte, pur rappresentando il ritratto di un tempo, non bisogna dimenticare che ciò che dà unità a pratiche così diverse è proprio lo sguardo del collezionista. Come fa notare Elio Grazioli ne La collezione come forma d’arte, anche se le collezioni sono un riflesso del loro tempo, quando si osserva «quello che sono state deviando dalla linea principale, dalla più movimentata, è quando hanno dimostrato al meglio la profondità e verità delle scelte possibili”.
Il suo impegno è poi proseguito con l’apertura della Sala Metrònom. Dal 1980 al 2006, prima in Carrer Berlinès de Sant Gervasi e poi nello spazio emblematico di Carrer Fusina a El Born, Metrònom è stato uno spazio di sperimentazione non solo nel campo delle arti visive, ma anche in quello della musica, della danza e del teatro , in cui ha prodotto nuove opere, tanto audaci quanto rischiose, con una straordinaria richiesta di qualità.

La Redazione

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