Giuseppe Cavallaro : leFP strumento per nutrire i talenti di ciascuno

Intervista sulla leFP in Italia

Giuseppe Cavallaro, Direttore di ENGIM Lombardia, è un pedagogista con esperienza ventennale nel campo educativo. Nel suo percorso di vita e professionale ha sempre dimostrato e applicato una forte sensibilità verso le persone lasciate ai margini. Gli anni universitari, ha frequentato la Facoltà di Medicina, sono stati di una faticosa maturazione, non lineare e per certi versi inquieta, incentrati all’inizio sulla condizione dei giovani meno fortunati del sud Italia (Catania in particolare) e degli stranieri in attesa di permesso di soggiorno a Bergamo. L’esperienza di volontariato presso i Padri Giuseppini di Bergamo ha aperto la strada al forte interesse per la condizione di disabilità (assente nella medicina se non correlata ad una possibile condizione patologica) e a quella degli adolescenti socialmente svantaggiati. Tutte queste esperienze gli hanno permesso di constatare e analizzare il gap tra mondo dell’istruzione, mondo del lavoro e mondo reale.

Oggi ci parlerà e spiegare l’importanza della leFP in Italia sviscerando problematicità e lidi futuri auspicabili per una crescita del Paese e degli italiani stessi.

Dott. Cavallaro da quanto esistono in Italia i percorsi triennali di istruzione e formazione professionale?

Fra un anno raggiungiamo i 20 anni dall’istituzione dei percorsi triennali  di istruzione e formazione professionale dopo la scuola media, avviati sperimentalmente con accordo stato regioni del 19 giugno 2003.

Quali i problemi che continua ad incontrare la leFP?

La struttura della leFP in Italia

Leggi e decreti attuativi successivamente l’hanno consolidata in un sistema ordinamentale ma … quante resistenze da parte del mondo della scuola e in generale a livello culturale per considerare l’obbligo assolto non studiando Dante e Petrarca ma cablando un pannello di automazione! Ancora oggi la IeFP essendo in mano alle regioni viene erogata a macchia di leopardo nella mostra penisola. Paradossalmente dove ce ne sarebbe più bisogno – come il sud Italia – latita. Pur rientrando nel 2 ciclo e nell’offerta in obbligo di istruzione il ministero di istruzione la snobba e al massimo fa accordi di sistema con le regioni più attive (Lombardia, Piemonte, Veneto, Emilia Romagna) che comunque devono metterla a bilancio appoggiandosi ai FSE, e potendo contare su finanziamenti briciole da parte del ministero dell’istruzione. 

Dott.Cavallaro perchè leFP interessa molto al Ministero del lavoro?

Al contrario al ministero del lavoro – come da tradizione – interessa tantissimo ed è grazie a ciò che la IeFP può sostenersi (penso in particolare al riparto per il duale) e può così di rispondere alle numerose richieste. 

L’utenza complessiva è passata da poche decine di migliaia del 2003-04 a oltre i 300.000 attuali. Ma potrebbero essere molti di più se non ci fosse la competizione con gli istituti professionali che – dietro smentite spoglie – li attirano facendo creder loro che faranno pratica e alternanza (500 ore al massimo nel quinquennio contro le 1200 ore nei quattro anni di IeFP), generando peraltro tanta dispersione. 

Quali sono le innovazioni che grazie alla leFP sono state introdotte, in seguito, anche nel sistema d’istruzione?

Numeri a parte la cosa paradossale è che la IeFP di fatto ha trainato in realtà tutto il sistema di istruzione in Italia. È stata la prima a introdurre e realizzare la valutazione per competenze e di certificazione delle competenze, la prima a introdurre e realizzare l’alternanza scuola lavoro, la prima a introdurre e realizzare il sistema duale con l’apprendistato di 1 e 3 livello. Considerata una scuola di serie B da una parte ma allo stesso tempo testa di ariete di innovazione sulla cui scia tutto il sistema si è mosso e continua a farlo (ad esempio in questi mesi il collegamento con la formazione terziaria IFTS e ITS). 

Dott.Cavallaro sembra quasi che ci sia una scissione tra mondo dell’istruzione e mondo del lavoro in Italia , molto differente dal mondo anglosassone, che invece leFP può colmare, secondo lei perchè?

LeFP ha sempre anticipato e le sue metodologie di personalizzazione, inclusione e formazione in contesto lavorativo riducendo il gap tra scuola e lavoro sono state mutuate dalle scuole di istruzione e dall’università.

Il problema è che le “scuole” sono andate in scia quasi per motivi di “marketing” piuttosto che per la convinzione nei metodi e negli obiettivi. 

Mentre le imprese e le aziende che collaborano con la IeFP sono sempre più numerose e iniziano a considerare la IeFP come un ufficio distaccato HR.

Cosa ci insegna oggi è cosa ci fa intravedere oggi la IeFP?

Che il gap istruzione e lavoro va colmato al più presto. 

Chi di noi ha fatto l’università sa cosa voglio dire. 

E che l’istruzione e formazione professionale deve diventare un sistema non abbinato a determinati soggetti che erogano quanto un sistema che abbraccia tutti i soggetti scuole, enti di formazione e imprese verso un futuro in cui un unico soggetto possa avere tutte e tre le anime. Passare dal diritto e dovere di istruzione e formazione (DDIF) al diritto e dovere di lavorare. Alla fine è il lavoro la destinazione per tutti. E nel lavoro – con i cambiamenti rapidi che ci sono – ci mettiamo dentro la formazione continua in un processo di apprendimento che accompagna l’individuo per tutto il resto della vita. 

È assolutamente prioritario dal punto di vista educativo, del benessere mentale dei nostri giovani, che accanto ad una cultura solida si sia in grado di svolgere un mestiere a prescindere dal lavoro che sceglieranno. Perché educare non è forse consentire a ciascun individuo di esprimere al massimo la propria creatività e intelligenza? E mi viene in mente il progetto di una delle più importanti Università di ricerca al mondo 

Dott.Cavallaro cosa si augura per il futuro del mondo dell’istruzione in Italia?

Sogno un ministero unico di educazione che tenga unite istruzione, formazione professionale, formazione in contesto lavorativo e

La formazione in Italia

lavoro sotto un’unica  responsabilità. Se si vuole imparare a “conoscere” la mattina vado a scuola. Se voglio imparare un mestiere (non per forza per farlo in futuro ma per mettere alla prova la mia creatività e intelligenza) vado dei pomeriggi nei CFP, se voglio imparare in contesto lavorativo o “vendere” delle competenze acquisite vado in altri pomeriggi al lavoro. Il tutto come un percorso unico e diffuso di educazione alla vita. 

Quanto questo sogno sia lontano lo dimostra non soltanto la separazione tra il ministero dell’istruzione (che difende a spada tratta il diritto allo studio sganciandolo dal diritto al lavoro) è quello del lavoro (che difende a spada tratta il diritto al lavoro sganciandolo dal diritto allo studio). Ma anche le mille frammentazioni dei ministeri cui fanno capo le professioni (ci si accorge di questo quando uno straniero deve farsi riconoscere il titolo. Guardate c’è l’imbarazzo della scelta che dimostra quanto ci tiene l’Italia al lavoro come apprendimento. Buon divertimento!

Ci potrebbe spiegare le divisioni di competenze che con la loro frammentazione rendono il percorso della leFp così difficoltoso e impervio?

Ministero della Salute – Direzione generale delle professioni sanitarie e delle risorse umane del Servizio sanitario nazionale

  • Riconoscimento titoli di medico, medico specialista, farmacista, odontoiatra, odontoiatra specialista, veterinario, psicologo e psicoterapeuta.
  • Riconoscimento titoli di infermiere, infermiere pediatrico, assistente sanitario, puericultrice, ostetrica, fisioterapista, tecnico di radiologia, tecnico di laboratorio, tecnico audiometrista, dietista, educatore professionale, igienista dentale, podologo, logopedista, tecnico della fisiopatologia e perfusione cardiovascolare, terapista occupazionale, tecnico della prevenzione nell’ambiente e nei luoghi di lavoro, tecnico della psicomotricità dell’età evolutiva, massaggiatore capo bagnino degli stabilimenti idroterapici, ottico, odontotecnico, operatore socio sanitario.

Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca

  • Direzione Generale per gli Ordinamenti Scolastici e l’Autonomia Scolastica

Per le professioni di: docente di scuola materna, docente di scuola primaria, docente di scuola secondaria di I e II grado, personale amministrativo, tecnico e ausiliario della scuola.

  • Direzione Generale per l’Università, lo Studente e il Diritto alla Studio
  • Per le professioni di: architetto, conservatore dei beni architettonici ed ambientali, enologo, paesaggista, ricercatore (nelle Universita` e negli enti di ricerca).

Ministero della Giustizia – Direzione Generale della Giustizia Civile

  • Per le professioni di: agente di cambio, agrotecnico, assistente sociale, avvocato, biologo, chimico, consulente del lavoro, dottore agronomo e dottore forestale, dottore commercialista, geologo, giornalista, ingegnere, perito agrario, perito industriale, tecnologo alimentare.

Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali – Direzione Generale per le Politiche Attive e Passive del Lavoro

  • Per le professioni di: estetista.

Ministero dello Sviluppo Economico – Direzione Generale per la Concorrenza e i Consumatori

  • Per le professioni di: installazione impianti; attività di pulizia; attività di disinfestazione/derattizzazione/sanificazione; carrozzeria; meccanica e motoristica; elettrauto; gommista; facchinaggio e movimentazione merci; ausiliari del commercio (agente di commercio, agente di affari in mediazione, spedizioniere, mediatore marittimo); barbiere; parrucchiere.

Presidenza del Consiglio dei Ministri

  • Ufficio per le politiche del turismo – Per le professioni di: accompagnatore turistico, direttore tecnico di agenzia viaggi e turismo, guida turistica.
  • Ufficio per lo sport – Per le professioni di: guida alpina, maestro di sci.

E che dimostrano ulteriormente come la questione principale è che il lavoro non viene visto come un processo di apprendimento e di crescita personale. Grosso grosso limite questo che può portare all’infelicità delle persone. Se si educa alla separazione cultura/lavoro allora vuol dire che ci sono lavori “riconosciuti” e altri no. Vuol dire che ci sono persone “riconosciute” e altre no. E allora l’idraulico non vale e l’avvocato vale. Ma perché?

Quando facevo il Liceo Scientifico Lussana il pomeriggio andavamo a disossare carcasse di pipistrelli e conigli al museo delle scienze. Non per fare il biologo ma per liberare intelligenza e creatività. 

Quali potrebbero essere gli scenari futuri se venisse potenziata e sostenuta leFP in Italia?

Sogno degli avvocati che hanno anche la qualifica di operatore elettrico e degli operatori idraulici che hanno la laurea di giurisprudenza. Poi per lavorare  venderanno le competenze che vorranno. Ma per questo dobbiamo creare un sistema potenziato nel 1 e nel 2 ciclo che punti a integrazione tra cultura, arti, mestieri in modo che le competenze acquisite siano le più complete possibili e a prova di fantasie distorte di ruoli sociali che non fanno altro che disumanizzare, creare divari, conflitti, …

LeFP è uno strumento per sviluppare talenti e che potrebbe imporre la meritocrazia e l’inclusione come livella sociale, ci potrebbe spiegare come potrebbe essere possibile e le implicazioni secondo lei?

In realtà farei sparire anche i CFP e inserirei nei licei la IeFP. Così come le imprese stesse devono trovare nelle scuole delle unità di produzione all’avanguardia per allevare i talenti di ciascuno. 

Allora si che avremo giovani che vedranno nel lavoro la modalità di mettere a disposizione degli altri la propria creatività e intelligenza ed è questo il vero valore: non quello che fai ma come lo fai. E così come tutte le persone sono uguali rispetto ai diritti e doveri anche i lavoratori lo sarebbero. Niente più persone di serie A o B, niente più lavoratori di serie A o B. Una società sicuramente più umana.

Chiara Bazzani

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