Fantasia di Patrizia Cirulli

Intervista alla cantautrice

Il suo lascito artistico è così importante che basta citare solo il nome di battesimo per capire di chi si sta parlando: Eduardo. Al pari di Moliere, Seneca, Pirandello, Shakespeare, Aristofane, Goldoni, Ibsen, Eschilo (e scusate se ne tralascio altri), Eduardo De Filippo riuscì a inserire nelle proprie opere teatrali la vita umana nella sua interezza. 

Fantasia

Meno noto però è l’Eduardo poeta, che la cantante milanese Patrizia Cirulli ha riscoperto pubblicando il disco “Fantasia. Le Poesie di Eduardo in Musica” (Squilibri Editore, 2022). In esso ha voluto trasporre in musica dieci poesie a firma del drammaturgo napoletano, spaziando tra generi diversi: dal folk alla canzone d’autore, fino a toccare le note della saudade portoghese. Nell’introduzione al disco il musicologo e compositore Pasquale Scialò afferma: «Il punto di forza di questo progetto è rappresentato dalla scelta timbrica di un organico da camera che mescola antico e contemporaneo con cordofoni, archi e percussioni – afferma Pasquale Scialò – Un ensemble formato da esperti solisti, con comuni affinità, capaci di mettere in musica e cantare gli sguardi, gli umori e i gesti di Eduardo». 

Ma per capire meglio il senso del progetto (che ha fatto tappa ilarissimo 21 aprile all’Auditorium Novecento di Napoli), abbiamo intervistato Patrizia Cirulli.

Dieci poesie a firma Eduardo De Filippo, una vera preziosità. Come sei arrivata a musicarle?

Bisogna fare un passo indietro. Nel mio album  “Mille baci”, in cui ho musicato poesie di grandi poeti quali Quasimodo, Catullo, Garcia Lorca, D’Annunzio, Merini e altri, avevo inserito anche una poesia di Eduardo.

Incontrando il suo mondo poetico è successo qualcosa, mi sono fortemente appassionata tanto da musicare subito altre sue nove poesie, che sono però rimaste nel cassetto fino alla recente pubblicazione del disco “Fantasia. Le poesie di Eduardo in musica”.

Si è presentata qualche difficoltà nell’avere l’autorizzazione da parte degli eredi di Eduardo?

Fantasia di Patrizia Cirulli

L’autorizzazione alla pubblicazione del primo brano, “Quanno parlo cu te”, me la diede Luca De Filippo a cui mi ero rivolta per i permessi. Aspettai qualche mese e alla fine arrivò la sua autorizzazione. Fu molto gentile, dopo aver ascoltato il brano mi concesse il permesso complimentandosi per la musica creata sulla poesia. 

Fu un’enorme gioia per me, essendo un brano a cui tenevo molto.

Dopo qualche anno arrivarono i permessi per le registrazioni dell’intero album anche da parte degli altri eredi De Filippo.

Come hanno accolto il risultato finale?

Positivamente, è stato un grande onore per me avere la loro approvazione e li ringrazio profondamente per questa possibilità che mi hanno concesso.

Hai trovato difficoltà nel musicare queste poesie?

Nessuna difficoltà, mi sono messa in ascolto dei testi, del loro significato, suono, mondo emotivo e ho creato le musiche in modo molto spontaneo. E’ stato come entrare in dieci mondi diversi ma collegati in qualche modo fra loro. Mondi che hanno trovato in me una risonanza. 

Puoi raccontare quali poesie ti hanno colpito di più? E perché?

Sono tutte bellissime e di grande profondità. Come dicevo, ognuna ha un suo mondo ed è bellissimo entrarci dentro, quindi non è facile fare una selezione.

Il brano “E’ notte” è come un dipinto, mi ha fatto vedere chiaramente ogni immagine evocata dal testo, il silenzio di una notte, il pianto dell’innamorato, il suo dolore, il cielo pieno di stelle…”e sai perchè sono belle?” – chiede il poeta – “perchè sono lontane..come te”.

Ecco la magia.

Oppure il brano “E allora bevo…” dove con parole semplici viene evocato un concetto profondo e importante come l’importanza del momento presente, del vivere qui e ora.

E’ rimasto un dito di vino nella bottiglia, che faccio? Lo bevo o lo conservo per domani? Il passato non esiste e nemmeno il futuro, esiste solamente questo momento. E quindi alla fine il poeta sceglie di “bere” questo sorso di vino che “vince la partita con l’eternità”. Capolavoro.

Tu sei di Milano, come sei riuscita ad affrontare la lingua napoletana e che difficoltà hai incontrato?

La lingua napoletana la considero come qualcosa di sacro, mi sono avvicinata con grande rispetto e attenzione. In prima battuta mi sono affidata un po’ al mio istinto, poi ho ascoltato molte volte alcune delle poesie che ho musicato interpretate da Eduardo stesso e da Luca De Filippo, cercando di memorizzare al meglio la dizione.

Poi mi sono fatta aiutare da due persone che mi hanno corretto la pronuncia in alcuni punti fino ad arrivare alla supervisione in studio, dopo aver registrato la mia voce, per verificare che fosse tutto a posto.

Per la realizzazione di questo disco ti hanno affiancato dei musicisti di grande valore. Ci puoi parlare di come è stato lavorare con loro?

Si, musicisti straordinari, a cominciare da Marcello Peghin a cui ho affidato la direzione musicale in studio di registrazione. Sono molto grata a Marcello per aver sposato con passione questo progetto e per la bellezza che ha saputo creare.

Marcello ha suonato anche tutte le chitarre. E’ stato un grande onore per me aver avuto al mio fianco musicisti come Maria Vicentini, Salvatore Maltana, Paolo Zuddas, Mauro Palmas, Salvatore Corazza. Il mio ringraziamento profondo a loro e alla loro arte.

Nella scelta di abbinamento tra parola e musica hai scelto di avvalerti di vari generi musicali: dal folk alla canzone d’autore, fino alla saudade portoghese. Quali sono state le scelte stilistiche che ti hanno indirizzato?

Come dicevo prima, quando musico una poesia per trasformarla in canzone, mi metto in ascolto del testo e del mondo in cui sto

Patrizia Cirulli

entrando. Da qui prende forma la strada musicale, quindi è il testo e il suo rimando che mi orienta poi nella melodia che si va a creare.

In questo disco poi, ogni musicista ha curaro gli arrangiamenti del proprio strumento e ha dato quindi anche una suo tocco personale, sempre con la supervisione di Marcello Peghin.

Il 21 aprile hai presentato questo disco all’Auditorium Novecento di Napoli, cioè ti confronterai direttamente con il pubblico “eduardiano”. Cosa ti aspettavi da loro?

E’ stata una grande gioia ed emozione poter cantare le poesie di Eduardo a Napoli, sempre con rispetto e devozione nei confronti del grande Maestro. 

Ci sono stati due ospiti straordinari con cui ho avuto il privilegio di duettare anche su disco, Fausta Vetere (NCCP) e Dario Sansone (Frontman dei FOJA).

Dopo questo disco, hai in mente di musicare altre poesie? E verso quale autore ti stai rivolgendo o vorresti avvicinarti?

Ho già pubblicato nel 2016 l’album “Mille baci” dove ho messo in musica poesie di grandi poeti. Questo è diventato un po’ il mio tratto distintivo, è una modalità artistica in cui mi sono un po’ specializzata, possiamo dire così.

Al momento però non ho in programma di pubblicare un altro disco di poesie in musica perchè ho in mente un altro progetto, ma sicuramente in futuro potrà succedere.

Riccardo Santangelo

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